PELLESTRINA

L'origine del nome di Pellestrina è sempre stato un problema di difficile soluzione, bisogna risalire ad un certo Philitus, siracusano, esiliato in Adria verso il 386 a.C.,  questo Filisto avrebbe fatto scavare delle fosse per  collegare l'Adige con la laguna di Adria, sarebbe derivato  il nome di fossiones Philistinae. Una lingua di terra appariva ed appare l'isola  lunga circa 11Km e larga mediamente un centinaio di metri con punte massime di 400-500 metri. L'isola di Pellestrina ha vissuto nei secoli una serie di traversie a livello di  configurazione territoriale, urbanistica e abitativa, dovuta anche ai fenomeni delle maree, la striscia di terra doveva essere, alquanto più larga prima di subire l'erosione  del mare: circa il doppio. Alcuni documenti del 1164 fanno vedere coltivazioni di vigneti, in altre carte del 1170 si vedono numerosi alloggi, vi compare anche una fitta boscaglia, ( Ca' Roman ? ). Questo tratto di terra è stato teatro di vicende umane, civili, culturali e religiose. Alle origine, l'isola doveva configurarsi composta da due distinti tratti, divisi da un'altra piccola bocca di porto nella zona centrale, che poi interrata, chiamata Portosecco, si trattava del porto di Albiola, che separava il Lido di Albiola, a Nord da quello di Pellestrina a Sud.  Non si sa la data che venne interrato il porto di Pastene con la conseguente unificazione dell'Isola e l'assorbimento del nome di Albiola in quello di Portosecco.

     

Nel  frattempo si era insediata una grossa e fiorente comunità, nella città di Albiola, con ceppi familiari benestanti venuti da Vicenza,Verona,Padova Monselice e Mantova. All'inizi dell'800 Albiola, è stata rasa al suolo nel confronto franco-bizantino per comandare le isole della laguna, gli abitanti intorno all' 813 dovettero iniziare la ricostruzione. Queste popolazioni ebbero altri guai ad opera degli Ungheri, in Italia tra il 902-916. Albiola teatro della lotta di difesa ingaggiata dai Veneziani contro gli invasori , battaglia che durò più di dieci giorni. In questo periodo il nome di Albiola scomparve a favore del nome di PELLESTRINA. Anche  a Pellestrina come per altre isole era governata da Tribuni all'inizio e da Gastaldi ducali poi, fino alla prima metà del XIV secolo. Nel 1379 Pellestrina passò sotto Chioggia non solo a livello di giurisdizione ecclesiale ma anche amministrativo.

Nel 1380 dopo la fine della famosa "Guerra di Chioggia" che vide Venezia opposta a Genova, Pellestrina subì un prezzo altissimo, venne devastata, il podestà di Chioggia  inviò nell'isola quattro nobili famiglie chioggiotte,  i Busetto, i Vianello, gli Zennaro e gli Scarpa, suddivisero la zona  dopo Portesecco  in quattro " Sestieri " ciascuno intitolato ad una delle quattro famiglie. Iniziò per Pellestrina un nuovo periodo con un fervore di opere, sia civili che religiose ed esistenziali nonostante il momento amministrativo non fosse dei migliori, in quanto alcuni abitanti spingevano Malamocco a rivendicare il litorale. Infatti nel 1464 i malamocchini sbarcarono armati, ma il doge di Chioggia ordinò di ritirarsi, ulteriori ricorsi furono respinti, fino a quando il decreto del Senato in data 15  maggio 1636 confermò che Pellestrina apparteneva a Chioggia. Appartenne a Chioggia sino al 1797 , ma solo il 29 aprile del 1806 fu dichiarato Comune Autonomo, ma il desiderio era quello di appartenere al Comune di Venezia, con delibera del 28 marzo e 28 novembre 1920, seguì il parere positivo del consiglio Comunale di Venezia con delibera del 26 luglio 1921. Finalmente nel 1923 con data 8 agosto e decorrenza 8 ottobre Pellestrina divenne una frazione di Venezia con l'istituzione di un Ufficio separato di Stato Civile, per gli atti di nascita, matrimonio e morte.  Arriviamo con questa breve storia  ai primi anni del 1900, quando inizia a migliorare la situazione sanitaria, ci furono due grosse realizzazioni, i bagni marini fondati dal dott. Antonio Marella per le cure iodiche vicino al santuario dell'Apparizione e l'Ospedale Civile.

Questo litorale ha dovuto difendersi nei secoli per non essere sopraffatto dalle onde violente del mare, nel 1543 Ca' Roman estremità meridionale dell'isola rimase distrutta, i provvedimenti adottati erano insufficienti. Finalmente arriviamo nel 1716 Vincenzo Maria Coronelli cosmografo e frate francescano studiò la costruzione di un difesa stabile mediante una muraglia di blocchi di pietra, l'opera fu affidata all'Architetto Bernardino Zendrini  ( il comprensorio scolastico porta  il suo nome ) che la iniziò il 24 aprile 1744. Sorsero così i  " MURAZZI "  realizzati in pietra d'Istria che il Zendrini non potè vedere ultimati, in quanto furono terminati nel 1782. Ma anche questa grande opera ( l'ultima della serenissima) ha corso il rischio di essere vulnerabile quando il 4 novembre 1966 ci fu la tremenda mareggiata. In quel giorno temette non solo Pellestrina, ma Venezia stessa, in quanto i  Murazzi costituiscono un baluardo per la difesa della città. Dal 1996 per difendere il litorale dalla violenza del mare è stata costruita un'intera spiaggia, questa si sviluppa per 9 Km, creando un litorale sabbioso, con 18 pennelli in blocchi di roccia perpendicolari alla costa distanti fra loro circa 500m.  

         

Le altre chiese dell'isola:   Ognissanti - Sestier Busetti - limite Sud dell'isola.

        Sestier Vianelli - Santuario della Madonna dell'Apparizione

Molto antica , si parla del 1111, distrutta varie volte a causa di invasioni, ma nel 1535 ricostruita con una maggiore grandezza, ma per l'aumento considerevole della popolazione venne deciso di ampliarla ulteriormente,i lavori iniziarono nel 1603 e terminarono nel 1618, la struttura attuale e dal 1864. Il 12 marzo del 1626 con decreto del Maggio Consiglio di Venezia, la comunità parrocchiale ottenne la possibilità per i fedeli di designare il proprio parroco. Nel 1791 la chiesa fu elevata al titolo di "Arcipretale" con bolla canonica del 16 aprile. Internamente è molto grande, ad una sola navata, con stupendi altari, tra cui l'altare di tutti i santi, neoclassico, del secolo XVII, conserva quasi seicento preziose reliquie portate dalla Terrasanta, dall'Egitto, dall'Italia romana, dai Patriarcati di Grado e Aquileia e dalle diocesi di Malamocco e Chioggia. A fianco dell'altare ci sono le statue di Sant'Antonio da Padova e di San Luigi Gonzaga.  Attiguo al coro, si trova un oratorio fatto costruire per la confraternita di San Filippo Neri, si trova ancora l'altare in marmo con una pala del Santo, il pavimento policromo, dal 1803 l'oratorio fu dotato di due mobili, tuttora presenti, per conservare i paramenti sacri. Nella canonica adiacente si trova l'archivio arcipretale, uno dei più interessanti di tutta la diocesi, con documentazione che parte dal '600.

 

 

       

                                 

Di Pellestrina è doveroso ricordare ciò che avvenne il 4 Agosto 1716 esattamente alle ore 6 del mattino. Un ragazzino, Natalino Scarpa detto dei Muti, passando davanti all'oratorio di S. Vito e Modesto, che conservava un antico dipinto della Madonna, vide un'anziana donna bassa di statura in piedi vestita d'azzurro con il capo coperto da un velo bianco. La chiesa era chiusa, la donna lo chiamò dolcemente e le disse: " Vien qua fio - và dal piovan e dighe che faccia celebrar delle messe per le anime del Purgatorio, se volemo aver vittoria - e tel digo a ti perchè ti xe degno"

In quel periodo infatti i Turchi sembravano avere la meglio sulla flotta veneziana e sugli alleati in Ungheria, Natalino riferì il tutto al sacerdote, don Palo Zennaro, il quale inizialmente incredulo, ma in isola la  notizia girò subito, ed il popolo accorse incuriosito e attraverso la serratura videro che l'immagine della Madonna muoveva gli occhi. Questo movimento fu ripetuto più volte e vi furono numerose guarigioni., il giorno dopo i turchi furono sconfitti a Petervaradino e il giorno 25 tolsero l'assedio a Corfù. La tradizione racconta che l'immagine della Madonna deve essere stata dipinta su un fondo di botte da un pellegrino a ringraziamento per l'ospitalità ricevuta. La chiesa oratorio era di modeste dimensioni, conservava l'immagine della Madonna seduta con il bambino in braccio. L'attuale chiesa sorse negli anni compresi il 1718, il 16 agosto la posa della prima pietra  e il 1723 il 2 marzo 1723 con la sua consacrazione, dopo che il Vescovo di Chioggia decretò la veridicità del miracolo dell'Apparizione, su un grande piazzale, a pianta ottagonale, fu rivestito di marmo d'Istria nei tre lati della facciata esterna che danno sulla sxcalinata ugualmente lastricata di marmo. All'interno, di fronte alla porta centrale, vi è la cappella, nel mezzo della quale è collegato l'altare della Vergina, composto con finissimi e pregevoli marmi. Lateralmente vi sono l'altare di San Domenico di Cuzman, fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori. La pala che lo raffigura in mezzo in mezzo a San Tommaso d'Aquino e San Pietro Martire è attribuita al Piazzetta. Il secondo altare, come il primo formato con marmo di Carrara, è dedicato a San Vincenzo Ferreri. Sul pavimento al centro vi è una entrata a pietra che conduce alla piccola cripta sepolcrale.  Il  30 maggio 1723 con una marea di gente e autorità, l'immagine venerata viene trasferita dall'oratorio al nuovo e attuale Tempio, in seguito venne incoronata l'11 ottobre 1863 da Jacopo Foretti Vescovo di Chioggia , delegato di Pio IX.

Nel 1953, in seguito a scavi, si scoprì il punto preciso dove apparve la Madonna, sul perimetro che indicava la fondamenta dell'oratorio, fu posta una fascia di marmo in cui sono scolpite le parole: Delimitazione dell'Oratorio dei SS. Vito e Modesto costruito nel 1595 e demolito nel 1723.

Il 15 aprile 1923 il Tempio è consacrato sotto il titolo dell'Apparizione di Maria Santissima,  nel medesimo anno il 20 novembre fu dichiarato monumento nazionale.

 

Continuando il nostro cammino costeggiando la laguna arriviamo nel  Sestier Scarpa con la chiesa dedicata a S.Antonio da Padova.   

La chiesa fu fondata nel 1612 come semplice cappella, nata sulle fondamenta di un oratorio, nel 1703 ci furono i lavori di ampliamento, ma solo nel 1874,  l'8 febbraio venne eretta a parrocchia.

Dal punto artistico la chiesa è in stile neoclassico, con la facciata  ispirata alle chiese veneziane di quel tempo.

Internamente ha una vola navata con sei altari laterali sorte in varie epoche.

Di spessore artistico gli altari di "San Nicola da Bari" e quello della " Beata Vergine del Bambino Gesù",  questo proveniente da una chiesa di Chioggia demolita.

L'altare di Sant'Antonio, patrono della parrocchia, è in marmo in stile neoclassico, con la statua del santo dell'ottocento, quello di San Giovanni Battista , patrono dei pescatori, pure neoclassico con statua in marmo dello scultore di Noale Augusto Zanetti del 1885.All'interno dell'altare c'è un'urna di vetro con l'immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù.

Di epoche recenti sono gli altari di San Giuseppe, di San Giovanni Bosco.

Il più sontuoso è l'Altare Maggiore, opera del secolo XVIII, neoclassica, a marmi rossi e bianchi, di grande raffinatezza e splendore, con tabernacolo a basilichetta colonnata, ispirato al Rinascimento

 

Altre opere di valore storico e artistico sono: un Crocifisso del secolo XV che si trova nel coro, un ulteriore Crocifisso processionale del seicento, il Pergamo o pulpito del XVIII, in legno scolpito con quattro cariatidi ad imitare i capolavori dell'artista Brustolon; le tavole della Via Crucis sono dipinte ad imitazione di quelle del Tiepolo che si trovano nella chiesa di San Polo a Venezia, l'Organo attribuito a Gaetano Callido .

In Sacrestia si trovano due tele una con l'Angelo Custode, e l'altra rappresenta la Natività entrambe dell'ottocento.

Il Campanile, inaugurato nel 1887, è opera eseguita in stile del Rinascimento su progetto dell'Architetto Cesare Spadon, si presenta come una mirabile costruzione, sulla quale si nota poco prima della cella campanaria un cornicione di archetti pensili ricprrenti e una lucida pietra d'Istria che ravviva l'intera opera.

 

Dopo una distesa passeggiata abbastanza lunga , immersa un po' fra abitati e orti oramai incoltivati, ci troviamo a Portosecco con la sua chiesa parrocchiale.

I primi racconti gli  abbiamo ai secoli  XII e  XV, dicono di  una piccola cappella in un'isola della laguna chiamata " Santa Maria della Cava", dove alla domenica, la gente con le barche si recava per assistere alla S. messa, prima che fosse costruita la nuova chiesa, ancora  nel 1745 erano visibili i ruderi di questa isoletta, ora sommersa dalle acque e non più visibile. 

Nel 1456,si costruì, dove si trova ora, una piccola chiesetta intitolata a Santa Maria Vergine, era un semplice ed angusto oratorio, con un solo altare, rimase così sino al 1616, quando gli abitanti pensarono di ingrandirla contribuendo con elemosine e la dedicarono a Santo Stefano.

Il 31 maggio 1719 con decreto, il Vescovo di Chioggia mons. Soffietti la elevò a chiesa parrocchiale.

In questa chiesa è annessa l'Indulgenza della Porziuncola, concessa da papa Leone XIII il 5 dicembre 1883.

La chiesa fu ampliata e restaurata nel 1884, costruzione neoclassica, ad una sola navata, con il coro a semicerchio, dove si trova l'Altare Maggiore, con la tela settecentesca di Santo Stefano, ed un artistico Tabernacolo.

In laterale al coro, ci sono due tele ad olio: la Cena di Gesù con gli Apostoli e il transito di San Giuseppe.

Entrando a destra l'altare e dedicato alla Beata Vergine della Cintura, a sinistra l'altare è intitolato al Patrono Santo Stefano, questi due altari sono dotati di preziosi marmi, provenienti dalla già citata chiesa di santa Maria della Cava.

Importante è l'organo. eseguito dal Callido, il Battistero è del Rinascimento con la parte marmorea scolpita.

Sulla destra vi è il Campanile a cupola,quasi simile a quello della chiesa di Ognissanti di Venezia, restaurato verso il 1880.   

 

Continuando la nostra passeggiata verso Nord, lungo la laguna, raggiungiamo San Pietro in Volta.

La chiesa fu costruita per ben tre volte, la sua  prima risale a dopo la guerra degli Ungheri nel sec. X. Si attribuisce la costruzione ad una famiglia detta dei arcipagani nel 965, i quali a ricordo della vittoria sugli Ungheri il giorno di San pietro, intitolarono la chiesa a questo apostolo, in seguito fu aggiunto il nome In Volta, in quanto in quel luogo costituiva la svolta naturale del margine lagunare dell'isola.

La chiesa attuale ebbe inizio vel 1777 e terminata nel 1813, la facciata in stile neoclassica, all'interno ad una sola navata.

Entrando, da destra si notano: la Pila Acquasantiera del sec. XVIII di marmo scolpito, l'Altare delle anime,con marmi policromi geometrici e una tela dell'inizio del sec.; l'Altare di Sant'Antonio , una piccola pila incastonata sormontata da pregevole sculture della Madonna con bambino del sec. XIV, l'Altare del sacro Cuore. L'Altare maggiore costruito con marmi bianchi stile neoclassico, con il Tabernacolo a basilichetta, con ai lati le statue di San Pietro e San Paolo.

Sopra si osserva l'artistica corona di legno dorato. Nel soffitto dipinti dei quattro Evangelisti : Luca, Matteo, Marco e Giovanni.

Il coro è raro esempio d'arte, rivestito fino all'altezza di due metri da spalliere di intaglio di legno di mogano, estratte dalla sala di una vecchia nave veneziana demolita, che ancora nel 1943 si trovava presso gli squeri della famiglia Schiavon  di San Pietro in Volta.

Un'altro altare si trova dietro l'Altare Maggiore, con una tela del Redentore e gli Apostoli  sec. XVIII.

Da vedere il pulpito di legno dorato settecentesco. L'organo anch'esso in legno dorato evidenzia una grande e spaziosa prospettiva.

Tra gli arredi sacri, ci sono le belle lampade a pendolo cromate in oro e argento a foglie del 1850, due sono grandi, dodici più piccole, l'Ostensorio del 1600 stile veneto-fiorentino, settecentesche sono anche le aste dorate portacandele.

In  Sacrestia si trova  un'altare e una pala di San Pietro Apostolo, una porta con stipiti del Rinascimento e un'antica lapide del sec. XVI  che ricorda il luogo dov'era la chiesa inizialmente e la sua consacrazione.Il campanile, sulla destra della chiesa, di architettura veneziana del sec. XVIII.